Web, 27 Gennaio 2008
Due autorevoli commentatori (Sofri e Gilioli) propongono un altro punto di vista sulla questione del kebabbaro lucchese (mi ricorda un po' il pasticciere trotskista di Morettiana memoria) allargando giustamente il discorso ai Mc Donald's, Burger King et similia e soprattutto indicando nel decoro urbano il possibile fine ultimo del regolamento approvato in Consiglio Comunale. Luca Sofri ad esempio scrive:
A leggere il regolamento non si può non pensare al devastante destino da cui è stato travolto per esempio il centro di Firenze, e condividere l’intenzione eventuale di moderare l’impatto di chioschi, insegne e negozi di pellami da turisti in uno dei posti più belli d’Italia. Poi magari quest’intenzione è mal formulata (che c’entra la nautica?), ma una volta esaurito lo scandalo sui negozi “etnici”, ci farei un pensiero.Raccolta la proposta e condiviso in parte anche l'obbiettivo dell'attenzione, finanche maniacale, verso il buon gusto delle insegne e delle vetrine che affacciano su uno splendido centro storico come quello di Lucca (attenzione però che rischiamo l'effetto centro storico toscano della Disney, bellissimo e drammaticamente finto), continua a sfuggirmi come su questo influiscano l'intervento vincolante sui menù (imporre un piatto della tradizione lucchese!), le sedie di legno ed altre amenità simili. L'impressione è che non ci sia, almeno nelle righe del regolamento, confusione tra contenitore e contenuto e che non non si tratti solo di un problema di formule.
[cm]
2 commenti:
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Quindi Lucca ha deciso di rinunciare al design italiano contemporaneo. Complimenti. Una delle poche cose che ci distingue positivamente nel mondo non rientra nei canoni di un comune che decide di scegliere che la "vera" Lucca è quella del passato. Ma di quale passato? A chi diamo la responsabilità di scegliere (e il discorso vale per tutte le città storiche) quale epoca sia rappresentativa del luogo. La Venezia "autentica" è la Venezia medievale o la Venezia settecentesca? Chi lo decide? A me per esempio risulta che la Venezia settecentesca che è poi quella che "va per la maggiore" che è quella che fa lo "stile veneziano" è una città già storicamente nel pieno della sua decadenza. Questo significa che noi ragioniamo sempre su un falso storico. L'estetica dei luoghi si preserva in altro modo con regole (possibilmente poche) sui materiali, sule luci etc che non devono mai imporre la rinuncia del presente, perché è il presente l'unica epoca storica che vale la pena di rappresentare senza timore di cadere nel falso storico e nella paccottiglia che tanto ci dispiace. Marta
Il non ammettere "l'attivazione di esercizi di somministrazione la cui attività svolta sia riconducibile ad etnie diverse" - sottolineo etnie a mio avviso non ha nulla a che vedere con la condivisibile esigenza di proteggere il centro storico di una città e il suo decoro.
Io continuo a pensare che la norma sia anticostituzionale (viola l'art. 3) e discriminatoria: in senso tecnico, per violazione della norma anti discriminazione contenuta (persino) nella Bossi-Fini (art. 43, , d.lgs, 1998/286).
LEA