Pisa, 8 Gennaio 2009
Questo terribile reportage mi ha lasciato assai perplesso. Ho un'opinione piuttosto articolata su quel conflitto, un'opinione che evita di confondere l'emotività con la ragione. Immagini tremende come quelle sono il segno della follia della guerra e immagini altrettanto forti e disperanti sono rintracciabili su ogni fronte, purtroppo. Presentare ora quelle immagini (proprio quelle) è tutt'altro che neutro come il post tenderebbe a far intendere. Quelle immagini (proprio quelle) raccontano di un popolo povero, oppresso, debole e inerme (i sassi, le fionde) schiacciato da bombe e carri armati di un esercito regolare con tanto di bandiera. Sdoganano un equivoco, almeno. La storia della striscia di Gaza è davvero complicata e, nel corso del tempo, ha prodotto dolori immensi per tutti coloro che l'hanno abitata. Hamas è un gruppo terrorista che, appoggiato dal paese più razzista del mondo, l'Iran, lavora per la distruzione di uno stato e di un popolo che la storia ha martoriato più di ogni altro popolo. Un popolo che, per Hamas, per l'Iran non ha il diritto di esistere. Mi si dirà, come dice D'Alema, che Hamas ha vinto le elezioni. Anche Hitler aveva vinto le elezioni, questo non lo rende diverso ai miei occhi né a quelli della storia. Bisogna trattare con loro ma è difficile trattare con chi nega la tua esistenza e ha come obiettivo quello di distruggerti. L'esito peggiore che questo tipo di atteggiamento, apparentemente oggettivo, produce è un sordido odio verso Israele e gli ebrei (con rapida moltiplicazione se ne vedono già le conseguenze in tutto il mondo) che non è accettabile in alcun modo. Che riporta l'orologio della storia indietro nel tempo e nella barbarie, che attribuisce la sconsideratezza (che si è manifestata in modi anche peggiori di questo) di pochi governanti a un popolo intero a una "razza". Bisogna stare molto attenti a come maneggiare queste cose. Possono scappare di mano a noi e al mondo intero. Basta poco. Alcuni anni fa Adriano Sofri scrisse un testo capitale su questo argomento, vi invito a leggerlo e ieri ha scritto una riflessione proprio su immagini anche più crude e strazianti di quelle. Questi pensieri offrono una lettura e una prospettiva più ampia che spesso sfugge anche a chi ragiona in buona fede. Sempre ieri anche Henry Levy spiega come certi luoghi comuni siano, appunto, luoghi comuni.
Leggete, è istruttivo. E' giusto mostrare le foto che fanno maledire la guerra, ma la ragione non può essere delegata all'emotività delle immagini. Quelle immagini sono solo l'ultimo atto (per ora) di una tragedia lunga come la storia dell'uomo. Quante altre foto si potrebbero mostrare regalando altri brividi ed equivoci. Provocare emozione e consenso sui corpi straziati di un popolo povero e oppresso (oppresso, usato e abusato anche da chi lo governa) è una facile ed equivoca scorciatoia. La Storia dimostra che le scorciatoie sono spesso strade sbagliate che portano al precipizio.
Io la vedo così.