Intervento al dibattito: “Dopo le elezioni, quale futuro per il Pd”, organizzato a Pisa da Paolo Fontanelli, responsabile nazionale degli enti locali del partito democratico.
L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Questa stessa sala, qualche anno fa, anche su mia iniziativa, fu sede di una serie di incontri tra il sindaco di allora - che, se non ricordo male si chiamava Fontanelli – e tanti cittadini.
Allora si ragionava di egoismo e della tendenza che i cittadini mostravano a chiudersi rispetto ai temi della politica e della socialità e, con questo Fontanelli, provammo ad aprirla questa benedetta politica e a vedere l’effetto che faceva. Fece un buon effetto, assemblee partecipate e discussioni vere. Poi ci fu la presentazione di una lista civica che rovinò tutto, che bastardi! La Politica, quella con la P maiuscola, temette che la cosa gli scappasse di mano, si richiuse, ed eccoci qui. Ho ricordato queste cose perché, in questo momento, paiono lontanissime invece non lo sono e, a mio parere, contengono elementi che ci possono essere utili per capire l’oggi.
Cominciamo dall’analisi del voto. La mia è molto elementare ma per nulla superficiale. Faccio come facevano i grandi segretari di federazione di una volta, comincio da lontano e mi stringo. Una sinistra che in Europa vede calare ovunque i suoi consensi in maniera pesantissima è una sinistra che ha perso e si dovrebbe interrogare. Un partito che in un paese di 47 milioni di elettori perde in un anno 4 milioni di voti (due città come Milano più una come Torino, bambini compresi) ha perso e si dovrebbe interrogare. Un partito che in una regione con 3 milioni di elettori in un anno perde 300mila voti (4 città come Pisa) e poi perde davvero (Prato – l’unica città del Nord che ci era rimasta – Volterra, Pomarance eccetera) è un partito che ha perso e si dovrebbe interrogare. Un partito che in una città con 72mila elettori perde in un anno 7.500 elettori (Marina, Tirrenia e il Calambrone) è un partito che ha perso e si dovrebbe interrogare. Fine dell’analisi per quanto riguarda il Pd (che mi pare il tema di stasera).
Poi c’è un altro dato. Per non farla troppo lunga, parlo solo di Pisa, ma il resto è conseguente. Una politica (ho detto politica) che, in questa città, in un anno ha perso 11.500 voti giungendo sotto ogni limite storico è una politica che ha perso e si dovrebbe interrogare.
Quando però sento il segretario nazionale di quel partito di prima che ci spiega che è cominciato il declino della Destra, mi chiedo se, per compiacerlo, il responsabile degli enti locali (lo conosco, a volte ha degli slanci di vera umanità) gli abbia dato dei risultati sbagliati. Quando mi giungono, da autorevoli dirigenti locali del partito, tre pagine di analisi – tutte giocate sulle percentuali – dove si giustifica, arrampicandosi sugli specchi, tutto. E ci si paragona ad altri per dire che nel Comune di Pisa la batosta è stata meno sonora, sono io a interrogarmi.
E mi chiedo: se un giorno io avessi notizia che il giorno dopo morirò, e l’indomani invece mi accorgessi che mi hanno strappato solo le braccia e le gambe, cosa faccio? Diciamo che, in cuor mio, sono contento di non essere crepato, oggettivamente, però, ho solidi motivi per preoccuparmi e forse è bene che pensi a come organizzare la mia vita futura. Forse è anche bene che, vedendo il mio avversario che ha perso una mano, non mi metta a dire che lui è in declino. Ecco.
Invece le risposte che sento in giro sono queste, le riassumerò in due battute. La prima riguarda sia gli avversari che i vicini di casa – ma anche casa propria - e si esprime con il famoso concetto hegeliano: mal comune mezzo gaudio. La seconda, che è anche peggiore se è possibile, è riassunta nella frase tratta dalle opere di San Remo: finché la barca va, lasciala andare.
Lo so. Ho semplificato e brutalizzato, ma l’ho fatto apposta per farmi capire, perché chi ha voglia davvero di intendere intenda.
E ora questo partito, non quello con la mano monca, quello senza braccia e senza gambe decide di rinnovarsi (meno male) e di discutere al suo interno e con il suo elettorato (era l’ora). E cosa t’inventa? Facciamo un congresso e cambiamo segretario. Obbravi.
C’è da dire che di segretari ne avevano fatto scoppiare uno già quattro mesi fa, ma capita -quando non si sta attenti nel periodo del rodaggio - anche a Samuele è successo con la sua nuova Nissan. E uno dice, chissà questi qui cosa t’inventano ora – bisogna stare attenti perché sono pieni di prevecchi®, persone che sulla carta d’identità hanno le cifre dell’età invertite : 27 è 72, per capirci - ma sono anche pieni di ragazzi in gamba, hanno rapporti con la meglio gioventù. Ora vedrai prendono una ventenne e ci sbalordiscono.
No. Non ci hanno sbalordito. Per pulirsi la coscienza, dopo aver fatto deputata europea una signora di una certa età con l’aspetto da ragazzina che ne aveva dette quattro al segretario, hanno pensato: i giovani hanno avuto il loro spazio e allora ecco che, per interposta persona, i due storici duellanti (sono senza braccia e senza gambe ma sono pieni di duellanti), piazzano le loro truppe.
Da una parte lo scoppiato propone il suo vice che tre mesi fa aveva detto che avrebbe fatto il traghettatore e ora vuol fare il tenente di vascello. Lo scoppiatore invece propone un suo clone meno dotato (soprattutto a livello pilifero) ed rieccoci daccapo. Prime mosse: il tenente rapisce la signora ragazzina e la dà in pasto a Repubblica. Chiuso: finita la spinta propulsiva della ex ragazzina. Il clone si chiude in un teatro con i suoi e dice che è bene far votare solo gli iscritti. Effettivamente, quando tra poco saranno tredici, sarà tutto molto più semplice.
Ora potrei continuare a ironizzare ancora ma mi sembra ingeneroso nei confronti di una parte del ceto politico per cui ho, davvero, un profondo rispetto – perché fare politica sul serio è una fatica immane, frustrante, e non scherzo - ma si deve capire che è giunto il momento. Che o si fa ora o va tutto a catafascio. Non il partito, che a me dispiacerebbe assai – nel periodo di gestazione e quando l’ho visto nascere mi aveva trasmesso tanta tenerezza e molta speranza – ma la sinistra italiana e il nostro paese che, a forza picchiarci o di tenerci stretti tra pochi, siamo riusciti a mettere in mano a Papi e al Papa.
Io credo che a questo congresso, alle primarie più spalancate possibili, debba arrivare anche una terza candidatura che rappresenti davvero una novità. Che, badate bene, non è fatta solo dall’età ma dalle idee, dal rapporto diverso con le persone, dal rendere la politica permeabile, realista, inclusiva, laica davvero. Che ci dia l’entusiasmo che serve per affrontare la ricostruzione di un luogo che si chiama Italia che, comunque la si veda, è il paese più vecchio del mondo da tutti i punti di vista. Non sono così scemo e sarei in contraddizione con la mia barba canuta, se pensassi che bisogna contrapporre le generazioni, penso il contrario. Penso che debba avvenire - come nella vita, come in natura - che quelli di prima debbano essere utili a quelli di dopo e li aiutino, li spingano, li formino, li consiglino, ma quando è arrivato il momento capiscano che è l’ora di uscire dal campo e di fare gli allenatori o fare il tifo dagli spalti. Altrimenti non se ne esce.
Insomma, io spero proprio che superando i problemi di un regolamento che rappresenta un muro quasi invalicabile per chi non c’era già, si riesca a dar vita a una terza via a una terza possibilità che, sono convinto, sono moltissimi ad aspettare. Io, nel mio piccolo, sto lavorando per questo.
[davide guadagni]
mi e' piaciuto quando l'ho sentito, mi piace anche di piu' adesso che lo leggo.
grazie
Hi nice rreading your post