Ecco in versione integrale il commento di cui è uscita ieri un’ampia sintesi sul “Tirreno”
TOCCA PRENDERLA DI PETTO
Il mio commento al voto ha corso molto sulle ali del web e mi ha fatto giungere messaggi da molti giovani amici, in prevalenza toscani ma un po’ da dovunque, che si interrogano sul futuro del Pd.
Le domande
Sono sempre gli stessi, perché non ci consultano? L’apparato è inamovibile? Perché si parla di scissione? Sollecitano ai propri dirigenti risposte che non arrivano. Mi permetto allora di intervenire di nuovo.
Avete ragione
Avete ragione, ma così tanta ragione che l'unica conclusione a cui si può giungere è che il partito del "popolo delle primarie", il partito del "si può fare", il partito del nuovo, della ragionevolezza e della speranza, allo stato, ha fallito e, forse, se non ci saranno scosse radicali, è destinato al peggio. O a sopravvivere per inerzia.
I molti perché
I perché sono molti, stanno a Roma, ma stanno anche in ognuna delle sedi territoriali e delle teste dei dirigenti dei due partiti d’origine che frequentano una contraddizione insanabile tra il dire e il fare. Ci sono mille esempi (mercoledì scorso sul Corriere, Galli Della Loggia ne fa uno – che riprenderò), molti anche nei nostri pressi.
Domande
Alle vostre domande che contengono una qualche salutare ingenuità vorrei aggiungerne altre. Chi ha deciso chi fossero i candidati sindaci? Come? Chi ha deciso chi fossero i candidati al parlamento? Come? Chi ha deciso quali fossero le alleanze sui territori? Come? Oltre a non aver consultato nessuno, vi risulta che - di questo - qualcuno sia stato almeno informato prima? A me no. Chi ha deciso i programmi locali di governo? Chi ha messo la sicurezza al primo posto in termini così scriteriati e perentori? C'è stato un assalto all'arma bianca dei rom e me lo sono perso? C'è stata un'assemblea generale e me la sono persa?
Io iscritto?
Per fare una cosa nuova bisogna essere nuovi o, almeno, produrre nuove idee. Accreditare correnti e correntine, lobbies da due soldi come è avvenuto ovunque (a Roma, a Venezia, a Taranto, a Pisa eccetera eccetera eccetera) è semplicemente il contrario di quel che andava fatto. Ma è stato fatto, e ora? Ora solo un cedimento strutturale o un sussulto possono rimediare a una situazione che sembra l'ultimo baluardo di una resistenza conservatrice destinata comunque a soccombere. C'è un'altra possibilità che sta prendendo piede (D'Alema ha dichiarato: "Io iscritto al PD? Non mi risulta. Sono un simpatizzante, diciamo"): ognuno torna a casa propria.
Se ci fosse Obama
Scelta sciagurata ma meno ipocrita, forse, di questo limbo dove si galleggia tra poltrone, poltroncine e municipalizzate. Dove ognuno pensa a rivendicare per sé e i suoi. Dove si ha un concetto di proprietà di un partito che era nato per cancellare quel concetto. Dove chi dissente o interroga è un nemico animato da chissà quali reconditi fini. Dove, comunque, il dialogo, il confronto, sono aboliti. Qualcuno mi ha scritto: “ci vorrebbe Barack Obama”, e si è risposto che con queste teste, con queste regole (le firme, le appartenenze, le quote, i tempi), avrebbe difficoltà a candidarsi al consiglio comunale di Lamporecchio.
La casta siamo noi
Il ceto politico (materialmente lo stesso da decenni) che ci ha portato fin qui galleggia nel proprio brodo, si autoriproduce o si ricambia solo con delle controfigure cooptate e perciò conniventi (i "giovani dirigenti" spesso non sono migliori, anzi). Avete traccia di persone nuove (davvero) in qualche anfratto della nomenclatura cittadina, regionale, nazionale? La famosa casta - lo avevo già scritto - è identificata nei politici del centrosinistra, gli altri sono ritenuti altro dagli elettori.
Incorreggibili
Come avrete capito sono radicalmente pessimista. Non vedo circolare lo straccio di un'idea. Non vedo possibilità di cambiare. Vedo, invece, un governo che acquisisce meritatamente popolarità con scelte (per ora annunciate, è vero, ma almeno annunciate), alcune anche giuste, che la nostra storica propensione al litigio e alla mediazione al ribasso ci ha impedito di compiere. La situazione e i suoi responsabili sono incorreggibili, siamo spacciati e per molti anni.
Che fare?
Se continua così, la pietra tombale verrà dagli esiti delle prossime elezioni amministrative. Che fare, dunque? Sciolti direi. Chi, come me, ha frequentato questa speranza vivendola come un’ultima spiaggia, ha un'età per cui non è pensabile che possa progettare qualcosa che vedrà realizzato, si metterà il cuore in pace e, dalla finestra, guarderà, spero, qualcuno di voi che, forte di un'altra età, smetta di fare domande e prenda l'iniziativa. Proponendosi esponendosi.
Proponetevi
Perché dobbiamo pensare sempre che il problema è altro da noi? Che qualcuno ci deve rendere conto? Che noi siamo i buoni e ci basta questa consapevolezza, intima e narcisistica, e qualcun altro ci debba - addirittura - questo riconoscimento? Le risposte che aspettate non ve le darà nessuno, provate a prendervele. Lo spazio è poco ma il mugugno è altissimo e molto molto diffuso. Il perché di quel che è avvenuto, anche in Toscana, sta anche nel fatto che pochi - se non certi vecchi arnesi che gridavano come Sansone - hanno compiuto questa scelta. Per pudore, per pigrizia, per conformismo, per pavidità, per calcolo. Perché ci hanno fatto credere che le regole del gioco fossero quelle.
Uccidere il padre
Della Loggia conclude il suo ragionamento dicendo che bisogna uccidere il padre (il vecchio apparato) e poi procedere a una selezione dei nuovi senza criteri di provenienza, ha ragione. Mescolarsi a partire dal merito, aggiungo io. Solo voi, però, potete farlo. Se fosse avvenuto, qui e altrove, le cose non sarebbero andate così. Lì sta la speranza. Lo so è difficile, faticoso, crudele forse, ma quella è la via. Prenderla di petto. L'alternativa è il lamento perpetuo. Un mio amico diceva: "Se non hai una soluzione fai parte del problema", mi è sempre sembrato un grande insegnamento e un ottimo motivo per averlo amico.
[ripensandoci] di [davide]
Una soluzione è tale quando cancella un problema. Quando una condizione data si trova trasformata e con lei cambiano le cose. Il PD è una soluzione. Ha cancellato un problema. Ha fatto si che non ci ritrovassimo con due partiti DS E Margherita ridotti ai minimi termini. Ha fatto si che nell'aula del Parlamento,ora, si contino sulle dita di una mano, i gruppi parlamentari. Ha radicalizzato il bipolarismo. Ha raccolto il 33 % dell'elettorato. Una grande forza riformista, sembrerebbe.Poi ha perso la competizione. Il Partito delle Libertà in alleanza con La Lega hanno una maggioranza netta. Tocca a loro governare il paese. Affrontare la crisi energetica, le politiche per il lavoro, la debolezza finanziaria, le grandi questioni ambientali, e il tema caldo della sicurezza. Tocca a loro scegliere, motivare, sostenere, realizzare e al PD, allora, ora, cosa gli compete. Ma opporsi ! Direte Voi. Certo opporsi. Io temo che piuttosto che opporsi o per opporsi sarebbe bello avere opinioni e intenzioni condivise. Che nascono e scaturiscono da una condizione di vita, dall'esperienza reale di categorie sociali, di ambienti, di luoghi, di arti e mestieri. Già, quello che una volta si chiamavano "bisogni". La precarietà, l'ncertezza. Una volta c'era persino la povertà a dare una mano. Potremmo anche fermarci qui e dire che il PD ha fatto il suo ma che ora noi dobbiamo fare il PD. Qualche anno per provarci lo abbiamo. Comincerei con un Congresso vero e i Circoli se non erano piccoli Club per "grilli parlanti" cerchino candidati e voti, questioni e competenze. Andiamo che è l'ora. Mo che il tempo sembra inesorabilmente allontanarsi.
candidati e (con) competenze, in grado di affrontare le questioni e meritarsi i voti.
Domitilla
Sarà che siamo probabilmente della stessa generazione, ma mi sento di condividere la lettera e lo spirito di questo post.
Se, come dice Scalfarotto nella sua intervista a LibMagazine: "...delle volte penso che non ci sia semplicemente più niente da fare, che l’Italia sia definitivamente persa...", non rimane che la speranza che qualche giovane coraggioso, accolga il tuo appello: proponetevi, esponetevi... aggiungo: rischiate.
Lggi questo commento di Enzo Lodesani nel blog di Scalfarotto: "Caro Ivan quello che chiedo a te e a tutti quei delegati che in un qualche modo non hanno legami con gli apparati, che sono critici, che avvertono che il PD così è destinato all’implosione è: alzatevi, dichiarate il vostro dissenso e uscite dall’assemblea. Un gesto plateale. Certo, un gesto che non modifica fin da subito la situazione, ma che può far convergere tutti coloro, dentro e fuori al PD, che pensano possa esistere un altro PD."
Mi pare che dovreste andare molto d'accordo.
Ciao, Manuela
Ohi Davide, scopro solo ora questo tuo blog, che mi piace assai. Inutile (?) dirti che condivido tutto della tua analisi. Mi soffermo, come si fa tra persone intelligenti, sull'unico aspetto che non condivido: dici che il governo sta facendo tante cose e alcuna anche giuste. Benché sia vero (ci sono dei provvedimenti minori che mi sento di condividere) occorre concentrarsi sui provvedimenti maggiori che stanno distruggendo il sistema democratico.
Li ha riassunti in modo efficace Furio Colombo:
«Ecco che cosa è accaduto: militarizzazione del territorio «per ragioni strategiche»; uso dei soldati per il pattugliamento delle aree urbane; divieto quasi assoluto delle intercettazioni telefoniche nelle indagini, con limiti scandalosi e risibili (interrompere dopo tre mesi, non poterle utilizzare se si accerta un nuovo reato!) per le poche intercettazioni possibili; impunità (ancora non si sa per che cosa) al primo ministro garantita dal ritorno del vergognoso «lodo Schifani». Torna il passato e torna al peggio».
Cosa fare? Chi può faccia resistenza dall'estero e provveda a veicolare le informazioni che vengono censurate in Italia, affrontando il regime di petto. Chi non può spostarsi all'estero, resista dall'Italia, ma lo faccia in modo intelligente.
Il PD è un progetto che non poteva non fallire, come ho sempre scritto. Non è possibile mediare con degli integralisti religiosi e alla fine questa impossibilità si è riversata anche nel dialogo tra cattolici democratici ed ex comunisti.
Straperse le politiche e le amministrative di Roma, occorreva che la generazione dei 40enni dentro al PD disarcionasse Veltroni, Fassino, D'Alema e tutti gli altri. Non è stato fatto, ora in Sicilia il PDL veleggia tra il 70 e l'80% e in tutto il paese la gente considera giusti i provvedimenti liberticidi che stanno per entrare in vigore. Tutto ciò è dovuto anche alla politica ridicola condotta da Veltroni nel dopo elezioni.
Per esempio il post che mi precede non lo condivido in niente. Né forma, né contenuto. Forse perché io non sono abbastanza "intelligente", beato me !
Caro anonimo (ma perché non ti firmi nemmeno con un nick? le opinioni anonime danno l'idea che ci sia paura a firmarsi) non è che chi condivide le mie opinioni è intelligente e chi non le condivide non lo è... non l'ho mai né scritto né pensato. Tu sì?
Al di là delle opinioni, che possono essere le più diverse, rimangono i freddi dati delle elezioni. Quelli, ahinoi, sono oggettivi. Se costruire un partito con gli integralisti religiosi fosse stato possibile, quei numeri sarebbero stati ben diversi.
Mi pare che i nick coprano l'identità. Quindi lasciano nell'anonimato. Tanto vale.
Nel merito: ho notato nel tuo post il ricorrere alla proclamazione d'ntelligenza e l'ho scherzosamente segnalato.
Per quanto riguarda l'elezioni perse mi pare che prima di perdere quelle abbiamo vistosamente perso il Paese. I luoghi in cui viviamo, le relazioni sociali, i legami comportamentali, le sensibilità, e così via. Oggi sono visibili ad occhio nudo aree in cui non esistono più le condizioni ambientali per relazioni umane "normali". Altro che integralismi religiosi. Sicilia, Campania, Calabria,ma anche aree del nord, disegnano un'Italia occupata da un'economia totalmente assoggettata al malaffare. Gomorra, tanto per dirne una, è un gran film che non da tregua e che impone sguardi più profondi. Ragionamenti più autocritici e un impegno più serrato, più quotidiano, più radicato.
Stammi bene e a riscriverci.
Anonimo
Caro Anonimo,
è vero che i nick non servono a dare un nome e cognome ma almeno servono a capire se si sta parlando sempre con la stessa persona. Se cominciate a scrivere in 3 o 4 senza firmarvi, almeno con un nick, finiremo per non capirci più nulla. Per questo d'ora in poi non pubblicherò altri commenti non firmati. Capitemi, è solo per rendere comprensibile il dibatto.
OBBEDISCO ! OBBEDISCO ?
Lo vedi come si fa presto a perdere la pazienza, l'amicizia, la voglia, la partecipazione...lo vedi ? Come si fa a sapere con chi si parla ? Dice Carlo. Già come si fa ? Ma perchè si dovrebbe sapere ? Mi chiedo. Un nome virtuale nasconde sempre un'identità e non è quella che interessa quantoquello che esprime. E se invece di essere il solito anonimo fossero una miriade di anonimi che differenza farebbe. Ci confrontiamo sul detto.
Ma il mondo è fatto così. non puoi distrarti un'attimo che ti imbatti in regole e regolatori. Se non vi chiamate non vi pubblico. Peccato ! Avevo intenzione di esprimere il mio pensiero senza chiamarmi ed invece sono costretto a cedere il passo e cercare un luogo dove mi prendano per quello che sono: un democratico rompitore di coglioni.
Ecco la pianto qui.
Affettuosamente
DRC
Eppure, per quanto siano tutte giuste le cause del fallimento feroce del PD che tu enumeri io mi arrovello il cervello perche' credo che ne manchi una, la piu' grossa, la piu' subdola ma anche la piu' vera. Ma per quanto io mi saccheggi il cervello essa non mi si palesa, quindi, come diceva il tuo amico, sono anche io parte del problema. Lo credo. Lo credo onestamente. Anche per questo dico anche io con convinzione ... tutti a casa!
Il PD sembra essere riuscito in una sola involontaria missione, quella di raccogliere intorno a se solo ed esattamente coloro che "questo problema" se lo portano dentro con sana incoscienza e con altrettanta sana incoscienza ne fanno un motivo di identita' personale e politica.
La nostra esperienza politica comune e' rappresentata semplicemente dal nostro "problema" comune che noi non conosciamo, ignoriamo e meno che mai sappiamo risolvere. E' per questo che il PD sembrava essere una risposta possibile per tutti. Non una casa comune bensi ... la casa del problema comune.
Guardate gli altri. Da cosa li riconosciamo? Dal fatto che sono piu' riformisti di noi? No! Dal fatto che sono piu' liberisti? Nemmeno. Piu' carogne? Si, ma attenzione ... sono apparentemente piu' carogne perche' non hanno il nostro problema.
Ma allora il problema quale e'?
Il senso di colpa che diventa passione politica? Quello strano sentimento di impotenza con il quale ci sentiamo responsabili di tutto ma al tempo stesso incapaci di concepire nessun altro modello che tuteli innanzitutto il nostro "io"?
Forse.Boh!
Nel frattempo ... tutti a casa!