C'E' BISOGNO DI UN MEDICO?
Francesca Pollastrini è una giovane insegnate di italiano in Francia. Da anni, da là, guarda il nostro paese e la nostra classe politica con un disincanto che ci aiuta a capire. Oggi ci ha scritto questo:
Poco fa ho letto di D'Alema che fa non so cosa, di Veltroni che incontra Claudio Fava (e io, donna di sinistra che vota piddì, non posso che essere curiosa e interessata). La giornalista Claudia Fusani di Repubblica termina il pezzo scrivendo "Platee del passato. O forse anche di un futuro prossimo. Qualcosa si muove." E mi metto a riflettere, anche se dovrei lavorare, e molto. Ecco, ho capito cosa voglio io da costoro: vorrei dicessero che ebbene sì, loro vogliono solo restare dove sono, anche se sanno che ci sono altri probabilmente più giovani che potrebbero fare qualcosa di buono al posto loro. Vorrei ammettessero, riconoscessero che è proprio perché non se ne vogliono andare che non se ne vanno. Sarebbe una prova di intelligenza e un primo passo verso il cambiamento. Come si dice a chi riconosce il bisogno di andare dal medico: è un primo passo; ammettere di aver bisogno di un medico, o di qualcuno che aiuti ad andare oltre, è il primo passo necessario per la sopravvivenza. E poi, dopo la sofferenza iniziale della terapia, staremmo tutti meglio: loro perché avrebbero salvato tutto l'ambaradan dal collasso; noi, o chi per noi, perché potremmo davvero esprimere il nostro talento, perché potremmo leggere la realtà attuale in modo, appunto, più attuale e moderno.
[ripensandoci] di [collettivo delle libertà]

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