Mondo, 11 Ottobre 2008
La malattia della finanza americana e le medicine socialiste somministrate per curarla (o almeno per provarci) ci mostrano un lato inedito dell’economia globale: un pressappochismo al quale non eravamo sinceramente abituati. Anche nelle devastanti ere reagan-thatcheriane la politica economica sembrava seguire una strategia ben precisa. Oggi invece abbiamo una gestione dissennata, fatta di provvedimenti tattici e tardivi, evidentemente fuori da ogni visione di lungo periodo. Ci abbiamo messo tre anni a intuire che la crisi dei subprime avrebbe causati disastri. Due anni per capirla. Un anno per intervenire, con massicci aiuti statali. Le borse precipitano, e sarebbe il meno se non trascinassero con sé anche le aziende che ci stanno dietro. Il petrolio sale e scende fuori da ogni schema. La lezione? Non si può’ chiedere troppo agli anticorpi di un mercato sottoposto a tante distorsioni. Il liberismo à la carte, del quale in Italia siamo maestri, è forse davvero alla fine.
[ripensandoci] di [foresto]

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