Tra Pisa e Betlemme, 25 Dicembre 2008
Infagottato per resistere alla brezza mattutina, camminavo a passo svelto verso la mia coincidenza. All'altezza della prima carrozza mi si para davanti una zingarella che sorride sdentata indicandomi un passeggino. "Oddio, ci mancava anche questa" impreco, affretto il passo e la supero, rivolgedole solo un segno con la mano: "scusa, sono di fretta!". Obliterato il biglietto mi giro, e vedo un addetto dell'impresa di pulizia, un giovane africano, che la aiuta a sollevare il passeggino fino al livello della vetusta carrozza.
Ecco cosa voleva, solo una mano (accidenti, ma che sono diventato?).
Per mettere a tacere il senso di colpa torno indietro, salgo, e mi metto a sedere vicino a lei. La guardo. Avrà vent'anni, i capelli raccolti all'indietro, le mani sciupate; il bambino è piccolissimo, ha gli occhi aperti ma quasi non si muove. Silenzioso.
Il contollore sale nella nostra carrozza, supera gli altri pochi passeggeri e si ferma in fondo, davanti a noi. Preparo il biglietto, ma la domanda punta dritta a lei: "e tu sei in regola col biglietto?".
"No, no biglietto" arrossisce. "Forza, scendi e vai a farlo".
Lei mi guarda (ecco, lo sapevo): "non posso scendere con bambino...tu vai?". Devo ancora espiare i miei sensi di colpa, quindi mi faccio forza, rimetto il computer nella pesante borsa e faccio per scendere: "lascia, io guardo tua borsa, tranquillo, no rubo io" (ma porca miseria, ora faccio la figura di quello che non si fida)...
Poi si parte. Nel mezzo del viaggio mi dà un foglio dell'ospedale: "bimbo malato. Tosse cattiva. Io compro medicina ma noi dormiamo al freddo". Il fagottino ogni tanto si rianima e conferma la diagnosi (io però soldi non te ne do, eh?).
Ad una fermata di campagna salgono quattro signore, vengono verso di noi, e rivolgono alla giovane mamma uno sguardo di vistosa disapprovazione. Poi tornano indietro e si siedono dalla parte opposta. Per sicurezza spalancano i finestrini, scambiandosi occhiate disgustate (ora le meno).
Stazione centrale! Scendendo mi sento chiedere "soldi per mangiare, per favore" (lo sapevo, ma ora ti frego io...).
"Guarda, soldi non te ne posso dare. Ma se vuoi andiamo insieme a fare colazione al bar". Mi frega lei, che accetta con entusiasmo. Ma mentre si dirige verso la vetrina dei salati con uno sguardo a trentasei denti tutti ci guardano con aria infastidita e sprezzante.Si prende il panino più grande e va a contemplarlo nell'angolino più remoto, davanti ai cessi. Al riparo dall'odio del mondo.

E allora buon Natale a tutti i lettori, buon Natale agli ultimi del mondo, a quelli disprezzati in virtù della propria identità e quindi a prescindere, buon Natale a chi nasce già sul 3 a 0 e palla al centro.
Che la partita sia lunga, la palla rotonda e l'arbitro neutrale.

[l'oste]

1 commenti:

  1. Anonimo ha detto...

    bello e verissimo...pensiamo, quando ci ritroviamo ad essere noi gli arbitri, ad essere davvero neutrali, è più facile a dirlo che a farlo.  

per contattarci basta scrivere a ilprimocerchio [at] gmail.com

 

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