Italia, 4 Febbraio 2009
Ieri è stato un fiorire di dichiarazioni, ognuna tronfia della sua assolutezza, c'è chi urla all'assassinio, alla condanna a morte, all'eutanasia, chi invoca controlli formali, chi si getta sulle ambulanze, chi difende a spada tratta, chi invoca nuove leggi nell'uno o nell'altro verso, chi ne fa una battaglia politica. Non mi interessa la ragione o il torto, e nemmeno le radici etiche che stanno dietro ad ognuna delle posizione prese sull'argomento, mi atterrisce lo sfondamento sistematico di quella sfera di intimità e di dolore che dovrebbe avvolgere la famiglia e metterla al sicuro dalla presunzione di capire di ognuno di noi.
Il tempo delle battaglie è un altro e verrà, se necessario, il tempo per urlare.
[cm]
Carissimo Carlo,
nel leggerti mi sono chiesto per prima cosa che differenza passasse tra un commento privato ed uno pubblico. In particolare mi pare che tu abbia voluto segnalare la disdicevole urgenza dei commenti di personaggi pubblici, in gran parte politici.Ma vedi,ne siamo pieni, tutti i giorni, e anche al di là delle tragedie tipo stupri e violenze di vario tipo.Cioè i nostri amati politici, almeno quelli più in vista (perchè ve n'è una marea le cui dichiarazioni sono o rare oppure nascoste in atti parlamentari, blogs e siti di informazione) tutti i giorni dicono qualcosa e parlano, tendenzialmente, a sproposito. Lo fanno così spesso, che ormai son diventati oltremodo banali, se non prevedibili.
Ma come disse qualcuno, un secoletto fa, chi sta su è immagine di chi sta giù. Il commento privato, quello che non va su nessun sito, blog, o giornale, la chiacchiera da bar insomma non è dissimile da quello pubblicato.
Ed è questo il punto: che gira e rigira, siam sempre lì, a quel punto di non ritorno tipico di questa cultura italiota del menga. Ognuno dice la sua, e il razzismo cresce ancora di più. Cresce perchè non ci si indigna più, perchè i genitori di certi ragazzi non hanno più in mano la sorte adolescenziale dei loro figli, e perchè ormai la scuola, e tutto ciò che dovrebbe formare l'individuo in comunità è diventata un giocattolo in cui pochi investono, e pochissimi si dan da fare.
Cioè: si passa il tempo a commentare ( e questo, quotando il tuo discorso, è deleterio e fastidioso), ma manca il passetto piccolo/enorme in avanti. A chiedersi che razza (scusate l'infelice quanto non voluta battuta) di gente siam diventati.
Poi uno va a leggersi qualceh cronaca del 1922 o giù di lì e caposce certe ciclicità della storia di un paese
con stima
diego acampora
Oggi, mentre andavo a lavoro, ho sentito alla radio la discussione sul caso Englaro tra Vespa padre e Vespa figlio. Ho avuto la sensazione che quelli che difendono la vita lo fanno arrampicandosi sugli specchi.