Ponte, 23 Febbraio 2009

PRIMA. Scriveva Sofri sabato:

Si svolge l'assemblea del Pd. Può venirne un finale disastro. I fautori della soluzione "ragionevole" - che ha il nome più probabile di Dario Franceschini - hanno dalla loro la necessità di salvare il salvabile, l'imminenza delle scadenze elettorali e della formazione delle liste (cioè della notte dei lunghi coltelli, ma da cucina) e il cosiddetto senso di responsabilità. I fautori di una svolta radicale e pronta, dunque delle primarie subito, con o senza congresso, hanno dalla loro il ripudio del senso di responsabilità, che può diventare l'alibi alla conservazionequando non c'è più quasi niente da conservare, e un'insofferenza popolare che ha superato la soglia della delega e dell'autocontrollo.Quella che con un termine anacronistico si chiama "base" del Pd, e con un vezzeggiativo si chiama "popolo delle primarie", insomma le persone che hanno ancora un amore per la propria parte, o almeno un'angoscia per la parte che tiene euforicamente il potere, è disperata o esasperata, o le due cose insieme. Può indursi ad andarsene, o restare per dare fuoco ai locali, e allora l'assemblea farà assomigliare il Pd a un centro insulare di mancata identificazione e di reciproca espulsione. A occhio, direi che i notabili del Pd sottovalutino ancora questo furore. Suggerirei loro di riflettere ad alcuni argomenti retorici troppo abituali, che si sono rovesciati in realtà nel significato contrario. "In un grande partito si sta insieme nonostante le divergenze su alcuni temi". Al contrario: nel Pd si sta insieme oggi solo per le divergenze su alcuni temi.
DOPO. Scrive oggi Peppe Provenzano:
Non torniamo indietro, dicevano all’assemblea i miei amici giovanissimi convinti che le primarie fossero la soluzione. Fermiamoci un attimo, dico io, non pensiamo a noi stessi, guardiamo la società italiana così com’è, non quella esemplare o quella delle buone intenzioni. Il futuro troppo spesso è stato l’alibi per non discutere di quello che è successo. Questo gruppo dirigente ha il dovere di fallire fino in fondo: per questo Franceschini, la presunta continuità, è la soluzione migliore.
Che la bancarotta sia l'unica soluzione?
[davide]

1 commenti:

  1. Anonimo ha detto...

    forse è l'unica modo perchè i dirigenti del Pd capiscano che hanno fallito. ma chi decide quando arriva la bancarotta? chi dice: "abbiamo toccato il fondo, è ora di cambiare"?

    conoscendoli, forse non lo diranno mai; e allora dovremo continuare a tenerceli per sempre?
    vorrei poter non essere così pessimista  

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