Italia, 4 marzo 2009
Civati, al solito, suona la sveglia sull'accorpamento tra referendum ed elezioni.
Il tema è così riassunto dai promotori dell'iniziativa.
"Il buon senso suggerisce di accorparle in un'unica scadenza. Ma dato che molti partiti sono contrari al referendum e si propongono di farlo fallire, è molto probabile che alla fine non ci sarà un vero e proprio election day. Il Governo ha deciso di abbinare elezioni amministrative ed elezioni europee in un’unica data, il 6-7 giugno 2009. Ma appare intenzionato a far tenere in data separata il voto referendario, per farlo fallire. Questa scelta ha un costo per il contribuente di circa 200 milioni di euro, quanto fin qui impegnato per la social card. E vi sarebbero altri oneri indiretti per la collettività, pari a circa 200 milioni. Quindi in totale per affossare il referendum la classe politica vuol farci pagare 400 milioni. In tempi di bassa crescita e di stringenti vincoli di bilancio è un’opzione che proprio non possiamo permetterci. In tempi difficili come questi sarebbe bene utilizzare tali risorse per altri scopi. Chi è contro al referendum non deve imporre alla collettività un costo così alto. Meglio che spieghi ai cittadini le sue ragioni invece di imporre a tutti una tassa così alta."
Ecco, una posizione ufficiale del PD non guasterebbe.
[chiagia]

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