Incoscienze, 5 Marzo 2009
Mentre si discute oziosamente sui prezzi del caffè in parlamento. Mentre, sempre in parlamento, si cavilla ipocritamente sulle parole che riguardano la libertà nelle sacrosante scelte finali di ognuno di noi. Ecco che spuntano, ancora in parlamento, le coscienze di coloro che si rifiutano di lasciare le loro impronte digitali per poter votare per altri o far votare altri in loro vece. La scelta, bislacca in sé, si ammanta di epica quando, appunto, viene giustificata con un sussulto etico, una ribellione delle coscienze, appunto. Come se lei, ragioniere, ritenesse che timbrare il cartellino la mattina fosse un'inaccettabile sopruso. Come se lei, signor tornitore, vivesse l'avvio della sua macchina come un'ingiusta imposizione. Come se lei, signora Pina, ritenesse che andare dall'ortolano a fare la spesa per la sua famiglia fosse indegno e minasse nel profondo la sua morale. La nostra classe politica dopo essersi distaccata definitivamente dalla realtà e dai propri elettori ha deciso di viaggiare speditamente verso il ridicolo. Incoscienti.
[davide]