Dentro di noi, 10 Aprile 2009
Sarà che sono molto stanco e mezzo influenzato, sarà che sono sempre stato uno che si fissa sui dettagli creandone una filosofia, ma che la notizia dell'addio al calcio di Adriano sia la più letta sui giornali on-line mi sembra significhi davvero qualcosa in un giorno come questo.
Non penso ad una massa di insensibili decerebrati con la testa solo al pallone. La ragione mi appare ben più banale. Adriano è un simbolo, in vita, della fragilità cui tutti siamo soggetti. E nelle nostre esistenze, in cui i rigurgiti di insensatezza e depressione sbucano fuori in momenti insospettabili, incuriosisce capire cosa succede quando la sottile corda che ci àncora alla (cosiddetta) realtà finisce per rompersi. Adriano reagisce mollando lo sport che lo ha visto diventare un fuoriclasse, forse perderà un sacco di soldi, ma la reazione piace ed è condivisa perchè lo rende protagonista e vittima al tempo stesso. Un mix irresistibile per chi attraversa ogni giornata senza ben sapere alla fine dove arriverà, ovvero la stragrande maggioranza di noi.
E poi, le pagine dei giornali sono anche piene di retorica sulla dignità del popolo abruzzese che vuole "ricominciare". Ecco, ricominciare, il verbo più amato in questo triste inizio di millennio.
[ranieri]
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