Italica Università, 11 Dicembre 2008
Ieri il governo è andato sotto alla Camera sul decreto Gelmini. Bene.
A margine parla il ministro ombra del PD ai Beni Culturali Vincenzo Cerami:
"Basta con la demagogia. Non è vero che questo governo fa la lotta ai baroni", dichiara Vincenzo Cerami, ministro ombra dei Beni culturali, che incalza: "La ministra Gelmini, piuttosto che premiare i docenti che pubblicano in fantasmatiche case editrici il risultato delle loro ricerche, dovrebbe dare consistente valore alla didattica, che ad oggi non costituisce alcun punteggio nell'ambito della carriera universitaria". E aggiunge: "Gli studenti pagano l'onerosa retta per essere istruiti e non per il curriculum di presunta scientificità dei professori. Ella deve sapere che nel quasi cento per cento dei casi si tratta di pubblicazioni inutili, pretestuose e improvvisate a mero scopo carrieristico. Temiamo che questo governo voglia dare l'impressione di cambiare molto senza, in realtà, cambiare niente".E' la seconda volta che Cerami interviene sull'Università ed è la seconda volta che misura la qualità delle pubblicazioni scientifiche in base a quante copie vendono ed a quali case editrici le pubblicano. Ora salgono alla gola almeno due domande.
1) Perché diamine di Università deve parlare il ministro ombra ai beni culturali quando sembra evidente che ne sappia poco? Sciogliete la Garavaglia dal suo silenzio, vi prego.
2) C'è qualcuno che può spiegare al nostro ministro ombra che la qualità, soprattutto in ambito scientifico, non si può misurare con la vendibilità della pubblicazione relativa e che proporlo come schema di valutazione è aberrante ed offensivo per tutti quei docenti che fanno ottima ricerca su temi che non hanno un largo appeal?
Era meglio al cinema.
[pagghiolo]
4 commenti:
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E non e' tutto. Interessanti i motivi per cui Paolo Corsini (deputato PD) contesta in commissione esteri il DL sull'universita'. si limita a additare la norma che facilita l'ingresso di cervelli dall'estero. Spiega infatti: "le disposizioni del provvedimento sembrano incoraggiare tecniche di aggiramento delle procedure concorsuali italiane, ASSAI PIU' RIGOROSE DI QUELLE PREVISTE ALL'ESTERO, che consistono proprio nell'assunzione di docenza in altri Paesi, con l'effetto di incoraggiare ulteriormente il fenomeno della fuga di cervelli". No comment. Secondo Corsini una norma che favorisce l'ingresso nelle universita' italiani dei migliori docenti e ricercatori (una delle carenze piu' gravi del nostro sistema) avrebbe l'effetto opposto: tutti gli scarsi cervelli italiani andrebbero all'estero dove risaputamente prendono cani e porci perche' hanno soldi da buttare, e starebbero la' almeno tre anni solo con la speranza di essere selezionati dal ministero e da una Universita' per il programma di rientro (che non si capisce ancora bene se e come sara' finanziato). Ne parlo qua: http://beffatotale.blogspot.com/2008/12/accidenti-al-meglio.html
Un dirigente sportivo una volta mi disse:"se è là, in quella carica, uno scemo non è...".
Mi viene il dubbio che siano gente in mala fede.
r
A me va bene tutto.
Ma non capisco il sinistro furore nell'accettare questa... "cosa" sull'Università, con un ragionamento che mi sembra del "meglio che niente". Quello che mi fa specie è che anche tanti democratici si accodino al carretto del premier a dare risposte semplici a problemi che a me sembrano un po' più complessi.
Ad esempio sulla valutazione ho trovato interessante questo articolo(http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Mission%3A_Impossible!_Come_valutare_i_professori#body).
Poi.
Io interpreto le parole di Cerami in modo un po' diverso dal vostro. Non ci leggo il problema del "quante copie vendono" quanto un grande dubbio sul valore di libri, articoli o ricerche pubblicati dall'Editore Pincopallino (ma a voi non è mai capitato di avere tra le mani magari un manuale, o raccolte di atti da convegno, assolutamente insulsi, pubblicati da una casa editrice sconosciuta che lo edita solo perchè il prof è, magari, un amico? Beh, pur sempre pubblicazioni sono, queste, per l'"anagrafe dei professori" che vuole istituire il Governo, perchè a quello dovrebbe far riferimento il commento di Cerami) che null'altra circolazione avrà se non quella agli esami del suddetto professore?
E fa molto bene secondo me a porre un accento sulla didattica. Preferisco di gran lunga avere un buon professore che magari con la sua ricerca non rivoluzionerà la materia di cui si occupa ma è puntuale, preparato e disponibile con gli studenti, piuttosto che un professore che per rincorrere partecipazioni, pubblicazione e carriera si scorda completamente che durante l'anno, per qualche giorno, ha anche degli studenti. Ma credo che quest'ultima sia sostanzialmente questione di gusti.
Da'
Ps. SO che la didattica dovrebbe essere data per scontata, ma dato che non lo è, e anzi chi la fa con cura rischia di essere penalizzato (perchè non PRODUCE!)mi pare giusto che si cominci a tenerne conto...
Pps. Scusate la logorrea...
Parlo da studente di scienze, quindi perdonatemi se ovviamente il mio intervento si incentrerà sul sistema vigente per le pubblicazioni scientifiche e non umanistiche.
Fatta questa premessa: l'onorevole Cerami, a mio modesto parere, non ha capito una cippa di come funziona il mondo universitario dalle nostre parti.
Che le case editrici e i giornali non siano tutti uguali è risaputo, ed è un problema sentito dalla comunità accademica. Proprio per questo, negli anni, si è sviluppato un sistema chiamato "misurazione dell'impact factor", ovvero delle graduatorie che assegnano un punteggio alle varie riviste. L'impact factor misura quanto una determinata rivista è influente nel settore; uno dei metodi più diretti è vedere quanto, in media, gli articoli pubblicati su una rivista vengono poi citati da altri. Il meccanismo è analogo a quello dei link sul web (anzi, il meccanismo internettiano nasce da questa pratica accademica): più si viene citati, "linkati", più si è letti, più si è importanti. Questo è solo uno dei fattori che vengono misurati, ma decisamente uno dei più importanti.
Si tratta di un problema serio; è in base agli impact factor, per dire, che si sa (con prova provata) che un articolo pubblicato su Nature o Science è decisamente più importante dell'articolo pubblicato sul bollettino dell'università, foss'anche Harvard.
La qualità di un ricercatore, in molti altri Paesi, viene misurata in base non solo a quanto pubblica, ma soprattutto a DOVE pubblica. Se uno scienziato produce un unico articolo in un anno, ma pubblica su Science, viene valutato meglio o alla pari di un collega più produttivo ma i cui articoli vanno a finire su riviste meno importanti.
Il problema di Cerami, mi sa, è che non esiste (o forse semplicemente lui non conosce) alcun meccanismo di impact factor nel suo campo. Peggio ancora, sembra ignorare che esista addirittura il concetto; dalla sua dichiarazione sembra implicare che vie d'uscita dal considerare il semplice numero delle pubblicazioni non ve ne siano se non considerare la didattica.
E quella è, notoriamente, molto più difficile da valutare, dato che bisogna stilare classifiche su come se la cavano gli ex-studenti una volta terminato il periodo universitario, controlli interni ed esterni sulla qualità dei docenti ... anche qui i Paesi anglosassoni, che da secoli si occupano di valutare quale scuola sia migliore in ciascun ambito, avrebbero tanto da insegnarci.
Infine (e scusate la prolissità) mi vien da dire che se Cerami ha una proposta di legge per introdurre il controllo qualità degli insegnamenti nel giro di un anno, che lo faccia; perché la rivoluzione del considerare l'impact factor sinceramente la si può fare in una settimana, con una leggina ad hoc.