29 Agosto 2008, Intervista a Berselli (seconda puntata)
Soliti stronzi crescono

Berselli, a partire anche da un aforisma arbasiniano: «In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di brillante promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro» si permette di ridimensionare (lo fa con ferma delicatezza) persone, epoche, mode sopravvalutate, Sessantotto compreso. E’ il primo tra i nostri intervistati che guarda a quel tempo con nessun tipo di nostalgia, anzi. Eccoci giunti al nocciolo della questione.
Ora che ha superato l’età della brillante promessa ma non ha ancora raggiunto quella di possibile venerato maestro, come si colloca?
Mi vuol far dire che sono il solito stronzo? Lo dico volentieri. Il libro sui venerati maestri l’ho fatto per sancire che ora che è caduto tutto, le ideologie, i grandi pensieri, i punti di riferimento non ci sono più ed ognuno di noi è costretto ad elaborare un pensiero proprio. Grazie al cielo siamo tornati individui e soli di fronte all’arte, alla storia. Non possiamo più conformarci, dobbiamo esprimere il nostro giudizio e prendercene la responsabilità. Tanti soliti stronzi crescono: questa è democrazia del pensiero, bellezza.
Il suo libro è divertente, colto e suggestivo. Supportato da una memoria diretta davvero formidabile, per chi è nato in quegli anni è un pozzo di ricordi, ma, a mio parere, è sleale nelle conclusioni. Lei indica come età dell’oro gli anni Sessanta, ma in realtà descrive il decennio – quello davvero magico – che va dal 1955 al 1965. In America il ’68 era già cominciato on the road, e questo lei lo trascura.
Io penso che gli anni della contestazione, in un primo momento, ebbero il grande merito di opporsi all’autorità. Un’autorità livida, codina, conformista, cieca. Ma spuntavano le prime crepe come il centrosinistra al governo che apriva una via riformista alla politica. E, proprio a quel punto, di fatto, per 10 anni l’idea della rivoluzione sequestra la prospettiva riformista. Lo Stato si abbatte e non si cambia, rammenta? Nel frattempo nessuno pensava a far funzionare le cose. I rivoluzionari, che servivano al tavolo della politica pizze piene di parole, hanno annichilito il paese.

continua...
[davide]

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